Italia, medici di famiglia, pensione, garanzie sociali, borsa, pratica

Ruta Kerulite

10/10/2019

In Italia troverai una ricca storia, cibo delizioso e buon vino. In questo paese, molti anziani europei acquistano una casa sulla costa mediterranea e trascorrono le giornate divertendosi. Purtroppo, sembra che la pensione non sarà così facile per i medici italiani: nel Paese mancano i medici e nessuno permetterà loro di prendersi il meritato riposo.

Attualmente in Italia si va in pensione a 65 anni, ma poiché c’è una grave carenza di medici viene loro offerta una “simpatica” eccezione: verranno liberati dal lavoro solo dopo altri cinque anni.

Mancanza di medici
In Lituania si teme che ci siano troppi medici, ma gli italiani vivono in uno stato d’animo ancora più triste: si scopre che presto potrebbe non esserci più nessuno da curare. Nel prossimo decennio, un’ondata di medici si preparerà ad andare in pensione. Le statistiche non sarebbero così spaventose se qualcuno si preparasse a sostituire chi se ne va. Certo, c’è chi lo vorrebbe, ma non basta. A sollevare la voce sull’insufficienza del numero dei giovani medici sono la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) e l’Associazione dei medici del Sistema sanitario nazionale (Anaao). Gli italiani attribuiscono la brutta situazione al sistema educativo: non ci sono abbastanza giovani che studiano medicina nelle università. Nei prossimi 5 anni si prevede che più di 45.000 persone si prenderanno il meritato riposo. medici. In questo numero non rientrano solo i medici di famiglia, ma anche gli operatori sanitari pubblici. Si stima che entro un decennio andranno in pensione più di 80.000 persone. medico.

Numero LS:
45
– tante migliaia di medici italiani presto andranno in pensione.

Prepara una sorpresa
Il Consiglio sanitario nazionale e gli ospedali regionali propongono di risolvere la carenza di medici inserendo tra i medici di famiglia i giovani che stanno ancora studiando, che non hanno scelto una specializzazione e che non hanno iniziato gli studi in residenza. Si sostiene che l’attuazione di questa idea prenderebbe due piccioni con una fava: gli studi diventerebbero più attraenti (perché le attività pratiche inizierebbero prima) e il numero dei medici aumenterebbe. A questa idea si aggiunge lo sforzo per salvare gli studenti di medicina che stanno pensando di emigrare. Si propone di istituire borse di studio aggiuntive nel Paese, a condizione che gli studenti firmino un contratto di lavoro a tempo determinato dopo la laurea. Anche i medici italiani attualmente in servizio riceveranno una sorpresa, ma non si sa se piacerà. Gli ospedali regionali hanno presentato due richieste al Ministero della Salute italiano: chiedere aiuto ai medici in pensione, se necessario, e ritardare l’età pensionabile degli specialisti ancora in servizio. Attualmente il Paese va in pensione a 65 anni, ma ai medici viene offerta una “simpatica” eccezione: essere dimessi dal lavoro solo dopo altri cinque anni.

Meno scartoffie
Le organizzazioni mediche italiane sono convinte che occorra usare altri mezzi per salvare il prestigio della professione medica. Naturalmente questo non piacerà alle autorità: come ovunque nel mondo, per vivere bene servono più soldi. Il rappresentante medico Ovidio Brignoli elenca le richieste dei medici: è necessario non solo istituire borse di studio aggiuntive, ma anche aumentare il numero degli studenti di medicina ammessi negli istituti di istruzione superiore, anche se la nuova procedura abbassa i requisiti per gli studenti. “Attualmente gli studenti ammessi agli studi di medicina sono molti meno del necessario. In pochi anni copriremo solo un terzo del numero di medici necessari. Dopotutto, le quote degli studenti possono e devono essere modificate tenendo conto delle esigenze dei paese”, lamentava O. Brignoli. I rappresentanti dei medici affermano che non sono i contratti a tempo determinato a impedire ai medici italiani di emigrare, come accadrebbe se venissero introdotte borse di studio legate ai contratti di lavoro, ma salari più alti. Secondo O. Brignoli la riforma salariale dovrebbe partire dall’aumento degli stipendi degli stagisti. Qui uno studente che fa il tirocinio in medicina generale riceve 800 euro al mese, uno specializzando ne riceve mille in più. Si propone di risolvere la carenza di medici assumendo più assistenti. Non per niente l’Italia è definita un inferno burocratico: si stima che i medici di famiglia indipendenti trascorrano fino a due quinti del loro prezioso tempo lavorativo occupandosi di pratiche burocratiche invece di consultare i propri pazienti. I medici suggeriscono di lasciare i compiti burocratici agli assistenti: in questo modo il medico potrebbe servire più pazienti. Si sostiene addirittura che ciò comporterebbe un risparmio: lo Stato spenderebbe meno per lo stipendio dell’infermiera o della segretaria che si occupa dei documenti che per l’assegnazione di posti medici aggiuntivi.


Oltretutto

I medici specialisti italiani non sono soddisfatti dei tagli sempre crescenti al bilancio sanitario e gli specializzandi si dicono sfruttati dai colleghi: i giovani specialisti lamentano un carico di lavoro pesante e un cattivo clima psicologico sul posto di lavoro. A spaventare i medici è anche l’incertezza sul futuro: secondo loro, gli ospedali spesso si affidano a contratti di lavoro a tempo determinato invece di assumere dipendenti a tempo indeterminato: dopotutto, un dipendente “lavoratore temporaneo” può essere licenziato più facilmente se necessario, e ha garanzie sociali peggiori. Di tanto in tanto i medici italiani scendono in strada quando il malcontento divampa. Il tempo dirà se anche questa volta scioperaranno i medici in attesa della pensione.

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Edda Padovesi

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