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La sera del 3 dicembre, all’imbrunire, in Piazza San Pietro, è stato acceso l’albero di Natale ed è stato svelato il preludio raffigurante la scena della nascita di Gesù.
Il Papa ha parlato del significato non commerciale e consumistico dei simboli a chi ha regalato l’albero di Natale, a chi lo ha addobbato, agli autori della prefazione, agli anziani della Chiesa e alle autorità civili della loro regione, nonché ai rappresentanti del Guatemala, che hanno tenuto la prefazione nell’aula delle udienze di Paolo VI in Vaticano, e agli operai che hanno eretto i simboli natalizi.
Si può ricordare che l’albero di Natale era un dono della regione montuosa dell’Abruzzo nel centro Italia, mentre il preludio veniva dalla regione delle Alpi Carniche nel nord Italia, dove persiste la tradizione dell’intaglio del legno. Gli addobbi per l’albero di Natale sono stati realizzati da bambini abruzzesi, ospiti di una casa di riposo e dei servizi di un centro di salute mentale.
Secondo Francis, l’albero e il prequel sono due segni che continuano ad affascinare grandi e piccini. L’albero di Natale con le sue luci ci ricorda Gesù, che viene ad illuminare la nostra oscurità, l’ombra della nostra esistenza, spesso dominata dal peccato, dalla paura e dal dolore. Possiamo dire che gli alberi e le persone hanno bisogno di radici. Perché solo ciò che è saldamente radicato nella buona terra rimane forte, cresce, matura, resiste alle tempeste e diventa un punto di riferimento per chi vede. E senza radici siamo portati dal vento. Nella vita, come nella fede, è importante mantenere le radici. “Radicatevi nel Signore”, ricorda l’apostolo Paolo ai Colossesi (cfr Col 2, 7). L’albero di Natale ci parla di questo: essere radicati in Gesù Cristo.
La culla del prequel ci racconta la nascita del Figlio di Dio, che si è fatto uomo per essere vicino a ciascuno di noi. Con la sua povertà, il prequel aiuta a riscoprire la vera ricchezza del Natale ea purificare molti aspetti che inquinano l’immagine del Natale. Un semplice prequel natalizio ricorda un Natale diverso da quello mainstream e commerciale: è un’altra cosa. Ci ricorda di apprezzare i momenti di silenzio e di preghiera nelle nostre giornate, spesso sopraffatte dall’urgenza. Il silenzio ci aiuta a contemplare il Bambino Gesù, ci aiuta ad avvicinarci a Dio, a sentire la semplicità di un piccolo neonato fragile, la sua obbedienza nelle mani dei suoi genitori, la morbidezza dei pannolini che lo circondano.
Il papa ha parlato: “Radici e contemplazione: l’albero di Natale ci insegna le radici, e la culla del prequel ci invita alla contemplazione. Non dimentichiamo questi due atteggiamenti umani e cristiani. E se proprio vogliamo festeggiare il Natale, troviamo la meraviglia del prequel e la meraviglia della piccolezza, il Dio che si fa piccolo, che nasce non nello splendore ma in un povero fienile.
Per incontrarlo bisogna andare dov’è lui, bisogna umiliarsi, farsi piccoli, rinunciare a ogni vanità. La preghiera è il modo migliore per ringraziare per questo dono gratuito d’amore, per ringraziare Gesù che desidera entrare nelle nostre case e nei nostri cuori. Dio ci ama così tanto da condividere la nostra umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli ed è al nostro fianco in ogni circostanza, gioia e dolore. Anche nei momenti peggiori, perché lui è l’Emmanuele, ‘Dio con noi’, la luce che illumina le tenebre e la presenza gentile che accompagna il nostro cammino”.
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