Questa guerra, ha detto Draghi al Parlamento europeo a Strasburgo, è “una crisi di sicurezza, umanitaria, energetica ed economica – tutto in uno”. Secondo lui, la guerra ha mostrato che le attuali istituzioni europee stanno reagendo “inadeguatamente”.
Secondo Draghi, la soluzione giusta sarebbe un “federalismo pragmatico” con processi decisionali semplificati, che permetterebbero di liberarsi del veto degli Stati membri, che ora permette di bloccare la posizione maggioritaria.
“E’ l’inizio della strada verso la revisione del contratto. E se succede, dovremmo approfittarne”, ha detto. I deputati hanno accompagnato il discorso del Presidente del Consiglio italiano con un applauso.
Draghi, l’ex presidente della Banca centrale europea noto per i suoi sforzi per salvare l’euro dal crollo di dieci anni fa, ha affermato che l’espansione dell’UE verso est è fondamentale, inclusa l’ammissione dell’Ucraina.
“Dobbiamo integrare pienamente i paesi con aspirazioni europee”, ha affermato.
Il Presidente del Consiglio ha espresso il sostegno dell’Italia per “l’apertura immediata dei negoziati di adesione” con Albania e Macedonia del Nord, e per l’intensificazione dei colloqui con Kosovo e Bosnia.
“Stiamo sostenendo che tutti questi paesi aderiscano all’Unione europea e vogliamo anche che l’Ucraina diventi un membro dell’Unione europea”, ha affermato.
Pochi giorni dopo l’invasione russa, a febbraio l’Ucraina ha chiesto l’adesione accelerata all’UE.
In risposta, Bruxelles ha affermato che il processo di adesione è rigoroso, complesso e richiede diversi anni, ma ha suggerito che Kiev acceleri la fase di valutazione preliminare.
Albania e Macedonia del Nord erano già pronte per avviare il processo di adesione dal 2020, ma i loro colloqui si sono bloccati a causa delle obiezioni bulgare e delle condizioni imposte da Germania e Paesi Bassi.
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