Užkalnis: Sento odore di italiano e non voglio tornare in Lituania

Alcuni di voi avranno già notato che attualmente vivo con un amico in Italia, quindi la recensione del profumo di sabato è molto appropriata e tempestiva. Il profumo di oggi è proprio in tema: un famoso marchio italiano, chiamato in italiano, made in Italy e nel suo stile una completa espressione dell’Italia d’altri tempi, non un’Italia qualsiasi, ma il sud del paese. Compralo solo fuori dall’Italia: l’ho comprato in Lituania per la collezione, ma l’ho portato con me, perché si abbinava molto bene al mio stato d’animo: l’autunno, l’attesa del Natale, e intanto il mare caldo e il caldo sole della Puglia (in un poche settimane andremo più a sud, a Palermo – l’abbiamo affittato lì per catturare al meglio tutta la gioia del sud).

Il profumo di oggi è Colonia Ebano Eau de Cologne Concentree del mio profumiere preferito, Acqua di Parma (Eau de Parma). Ne ho scritto più volte sul portale DELFI, e del meraviglioso profumo dei fichi di Amalfi (“Che odore ha un emigrante?”), e dell’essenza dell’acqua di Colonia, il suo cuore, che non ha paura del tempo e prezzo. Si tratta ancora di composizioni lussuose, ma in Italia, come ricorderete, mi piacciono anche le colonie molto semplici – due anni fa, quando vivevo anche in Italia, sulle montagne abruzzesi, ho scritto su una di esse, “Proraso” ( “Per 10 euro tutta l’Italia puzza”).

“Colonia”, come hai capito, in italiano significa colonia (non una colonia, come qualcuno potrebbe pensare, figuriamoci una colonia correzionale) – questo è il nome della città di Colonia in Germania, d’ da dove viene la colonia, “Eau de Cologne” (in francese) è in origine, la prima colonia, 4711 Echt Kölnish Wasser, che è ancora in vendita (questo è ciò che ho scritto di loro).

“Ebano” è italiano per ebony, lo stesso di “ebony” in inglese – e in effetti la fragranza ha un volto arabo africano molto distintamente. Perché l’Italia è qui? Si sa che oltre a tutto: soprattutto nell’Italia meridionale c’è una tradizione araba molto profonda del Nord Africa, dall’architettura delle case residenziali, con i cortili, come in Marocco (abitiamo in una di esse ora), il cibo (la pasta , fichi e dolci siciliani e calabresi furono un tempo portati dagli arabi).



© Andrius Užkalnis

La fragranza si apre con bergamotto e petitgrain (l’essenza dei rami e delle foglie dell’albero di arancio amaro), ma questo agrume lascia rapidamente come un sospiro e arriva come una vampata quando esci da una casa fresca., ebano sontuoso e plissettato e il pepe rosa gli conferiscono quella speziatura araba.

Sullo sfondo: pesante, narcotico, come il fumo di un panino hippie, patchouli, vetiver, l’erba saponosa indiana amata dai profumieri italiani e, naturalmente, il miele. Che ne dici senza miele. Anche l’uso abbondante del miele è una tradizione portata dall’Africa. Qui nel sud Italia i prati fioriti profumano di miele e fa caldo anche ad ottobre.

Un mio collega recensore ha scritto che è come la famosa fragranza italiana Azzaro pour Homme del 1978 (di cui non vi parlerò), solo ricoperta di miele, ed è un’idea molto precisa. Sono d’accordo. Lo stesso lusso super italiano, le stesse forme barocche stravaganti, gli intagli, le ombre, il caffè denso in tazzine, il caldo, i selciati caldi, uno scooter e vecchiette allegre che chiacchierano dopo la chiesa, il calore del forno della pizza, profumo di basilico e rosmarino vicino casa.

Finalmente un profumo per chi vuole vivere nella stravaganza. Odio la moderazione, odio l’equilibrio nella vita e non voglio limitarmi: se la pensi allo stesso modo, questo profumo attirerà il tuo mostro interiore.

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Giorgia Marotta

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