Sembra incredibile, ma non è fantascienza. Uno scenario del genere potrebbe effettivamente realizzarsi, poiché gli ingegneri del Commonwealth Fusion Systems, in collaborazione con i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), hanno annunciato di essere vicini alla produzione di energia commercialmente valida dalle reazioni di fusione.
Tuttavia, la fusione è un processo molto complicato e costoso che avviene in condizioni di laboratorio e richiede molta energia. Ma i coautori del nuovo progetto pensano di aver trovato un modo per cambiare la situazione. Il loro sistema, basato su un nuovo tipo di superconduttori ad alta temperatura e magneti compatti e super potenti, consentirà per la prima volta che una reazione di fusione rilasci più energia di quella utilizzata per far funzionare il dispositivo.
La fusione nucleare è una fonte energetica fondamentale con un potenziale estremamente elevato, perché teoricamente è praticamente inesauribile e non ha conseguenze negative. Le reazioni di fusione nucleare non rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera, come nel caso della combustione di combustibili fossili, e non ci sono scorie radioattive, a differenza delle attuali centrali nucleari che utilizzano reazioni di fissione nucleare.
Come suggerisce il nome, la fusione è l’opposto della fissione nucleare. E invece di “rubare” gli atomi degli elementi fissili e utilizzare l’energia nascosta in questi legami, viene preso un elemento comune come l’idrogeno e i suoi atomi vengono combinati in atomi di elio. Poiché la massa del nucleo di un atomo di elio è inferiore alla massa dei nuclei dell’idrogeno che lo costituisce, questa differenza si trasforma in un’enorme quantità di energia secondo la famosa E=mc² di A. Einstein.
Il problema principale della fusione è sempre stata la temperatura terribilmente elevata, decine di volte superiore a quella riscontrata nel nucleo del Sole. È estremamente difficile costruire una centrale elettrica con combustibile a questa temperatura, poiché in tali condizioni tutti i materiali solidi si scioglierebbero.
Gli scienziati americani svilupparono superconduttori e potenti magneti che divennero i componenti più importanti del reattore. Questi magneti possono formare campi che trattengono il plasma in cui avviene la fusione senza entrare in contatto con altri materiali o parti del dispositivo.
Finora è stata utilizzata troppa energia per questo scopo. I magneti sviluppati dagli scienziati del MIT sono più compatti e assorbono altrettanta energia. Ciò significa che, per la prima volta, il loro sistema può generare più energia di quanta ne consuma.
Secondo quanto riferito, la società energetica italiana Eni ha già assegnato 50 milioni di dollari ai coautori di un nuovo reattore termonucleare che utilizzerà la loro tecnologia. Il primo progetto, chiamato Sparc, spera di fornire elettricità a una piccola città
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