La Siria è un paese nel mezzo di una delle più grandi crisi al mondo, una guerra durata 12 anni, il collasso delle strutture sociali ed economiche, decine di milioni di sfollati interni, la povertà estrema e la costante minaccia della fame. Il 3 settembre il papa ha ricevuto i partecipanti all’iniziativa “Ospedali aperti”, che cercano di ridurre almeno un po’ questa grande, come un mare, la sofferenza dei siriani.
Per il Papa, la Chiesa dovrebbe essere come un ospedale da campo dove si curano le ferite sia spirituali che fisiche. Tale è la missione della Chiesa verso la quale Gesù manda i suoi discepoli: «Sanare i malati, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni. Hai ricevuto un regalo, fai un regalo!” (Montagna 10, 8).
Ricordiamo che il progetto “Ospedali Aperti” sostiene sette iniziative sanitarie cattoliche in Siria. Tre di loro sono ospedali storici, istituiti più di cento anni fa. Questo è il cosiddetto ospedale francese di Damasco, creato nel 1905 e retto dalla S. Congregazione delle Figlie di San Vincenzo Paolo, dispone di 104 posti letto, 47 medici e 54 infermieri; L’Ospedale Italiano, sempre a Damasco, 1913. fondato dai Salesiani delle Figlie di Maria, dispone di 55 posti letto, 26 medici e 54 infermieri. ad Aleppo dal 1905 lavora nell’ospedale St. Ludvik, amministrato dalle Suore di San Giuseppe, con 60 posti letto, 18 medici e 44 infermieri. Sono supportati anche quattro piccoli centri sanitari – quattro dispensari. Data la povertà e la mancanza di tutto in Siria, i servizi medici sono forniti completamente gratuitamente, aiutando decine di migliaia di persone ogni anno, con un picco nel 2021 quando sono stati forniti 80.000 servizi. È importante notare che si può dire che gli ospedali sono aperti non solo perché accettano tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria, ma anche perché né la loro origine né le loro convinzioni vengono ignorate. Viene presa in considerazione solo la sofferenza.
Quest’opera nobile e caritativa è possibile grazie all’iniziativa di persone specifiche e di generosi donatori. Durante l’udienza il papa ha menzionato il nunzio apostolico in Siria, Mario Zenari, che ha elevato al rango di cardinale. Il Cardinale ha contribuito direttamente e personalmente al funzionamento della rete degli ospedali e dei dispensari cattolici anche nelle circostanze più difficili. Francesco ha ricordato e ringraziato coloro che in un modo o nell’altro sostengono il progetto “Ospedali Aperti”, donano medicinali e altre risorse: i governi di Italia e Ungheria, diverse Conferenze episcopali, Fondazioni cattoliche, il Pontificio Dicastero al servizio del progresso umano integrale, singoli donatori.
“Di fronte a tanti bisogni gravi, sentiamo che la nostra capacità di fare qualcosa è limitata”, ha detto Papa Francesco. Secondo lui, possiamo sentirci come quei discepoli di Gesù ai quali era stato chiesto di sfamare la grande folla, ma avevano solo pochi pani e pochi pesci e chiedevano: “Ma cosa significa questo per tante persone?”.
“Si potrebbe dire che è una goccia nel deserto. Ma anche il deserto pietroso della Siria si tinge di verde dopo le prime piogge primaverili. Quando cadono tante piccole gocce, crescono tanti fili d’erba!”, il Santo Padre, incoraggiandoli a non arrendersi , a prendersi cura dei malati perché il deserto rifiorisca e rinasca la speranza. “Questo è ciò che chiedo a Dio per te e con te”, ha pregato il papa.(RK/Vatican News)
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