Ci vuole una buona politica e dipende dalle persone. Un conto è avere a disposizione un sindaco o un assessore, un altro è non esserlo; una cosa è una politica che ascolta la realtà e i poveri, e un’altra è una politica che si trasforma in una politica sterile quando si chiude a palazzo, ha detto Francesco.

Secondo lui, la politica deve nutrirsi di una spiritualità della tenerezza e della fecondità. La tenerezza, ha aggiunto il Papa, è amore tangibile e concreto, mentre la fecondità è condivisione, visione a lungo termine, dialogo, fiducia, comprensione, ascolto, tempo investito, risposte precise e immediate. Dobbiamo guardare al futuro e investire nelle nuove generazioni. Non è necessario occupare spazio, ma avviare processi. «È la regola d’oro», ha assicurato il papa.

Il papa ha parlato anche del male della guerra, osservando che la guerra è un fallimento della politica. Si nutre del veleno di un altro nemico trattenuto. La guerra espone l’assurdità dell’uso delle armi per risolvere i conflitti e l’armamento. Sono necessarie politiche migliori che promuovano la pace. Ed è responsabilità di tutti. «Serve un altro tipo di guerra: una guerra interna, una guerra con noi stessi, per lavorare per la pace», ha detto il Papa.

La Chiesa in Italia, con il progetto “Policoro”, si propone specificamente e in coerenza con l’insegnamento sociale della Chiesa di risolvere il problema della disoccupazione giovanile in particolare, di promuovere e sostenere l’imprenditoria giovanile, tenendo conto dei principi di sussidiarietà, solidarietà e legalità. Il progetto prende il nome dalla cittadina di Policoro, nel centro Italia, dove nel 1995 si svolse la prima riunione della Conferenza Episcopale Italiana su Disoccupazione e Occupazione Giovanile.

Questo incontro del Papa con i rappresentanti del progetto Policoro è stato già il terzo: Francesco ha ricevuto i rappresentanti del progetto Policoro in commemorazione del 20° e 25° anniversario del suo avvio. (SAK/Vatican News)