Musicista italiano Gian Luigi Ago: il pubblico lituano è un esperto esperto musicale

Dal 14 al 20 ottobre si svolgerà in tutta la Lituania l’undicesimo festival internazionale di poesia cantata “Tai – aš”, organizzato dalla Casa degli insegnanti di Vilnius. Ogni anno ai concerti del festival partecipano non solo i più famosi bardi lituani, ma anche artisti dei paesi invitati. Uno di loro è il famoso cantautore e interprete italiano Gian Luigi Ago, che suona non solo la chitarra classica, ma anche la chitarra e l’arpa hawaiana. Il cantante, che non ha ancora visitato la Lituania, ritiene che la musica qui sia di altissimo livello e che il pubblico lituano sia un esperto intenditore di musica.

Nato negli anni Cinquanta, Gian Luigi Ago non è solo uno dei più famosi musicisti italiani, ma anche insegnante di scuola elementare e amministratore di diversi luoghi di poesia e creatività. L’esecutore si interessa di storia, teatro, letteratura e musica e durante i suoi concerti esegue non solo brani propri, ma anche brani di altri artisti famosi in Italia e nel mondo. Accanto a Gian Luigi Ago è solita esibirsi Claudia Bellucci, scienziata e psicologa che suona tastiere e percussioni e che, secondo l’artista, lo accompagna non solo sul palco, ma anche nella vita. “È molto divertente quando siamo entrambi motivati ​​da interessi sia personali che creativi”, ha detto.

– Visiti la Lituania per la prima volta? Forse conosci la cultura musicale del nostro Paese?

Non ho mai visitato la Lituania. Sono molto felice di venire finalmente qui perché ho sentito dire che il vostro Paese è molto bello e che la musica è sempre stata di altissimo livello.

– Cosa speri di sperimentare, vedere, imparare partecipando al festival internazionale di poesia cantata “This is me”?

Penso che partecipare al festival sarà per me una bellissima esperienza, dopotutto è una grande opportunità per ampliare i miei orizzonti fuori dall’Italia e conoscere musicisti di paesi diversi. Sono inoltre felicissimo di poter eseguire le mie canzoni davanti ad un pubblico completamente diverso da quello che solitamente ascolta i miei concerti.

Da quale letteratura e musica trai ispirazione?

In termini di musica, artisti di lingua inglese come Bob Dylan, Woodie Guthrie e Leonard Cohen hanno avuto una grande influenza sul mio lavoro. Ho sempre ammirato anche i cantanti francesi: Jacques Brel, Georges Brassens. Inutile dire però che sono stato influenzato soprattutto da artisti e cantautori italiani: Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Claudio Lolli, Francesco De Gregori, Giorgio Gaber, Ivano Fossati e altri.

In passato, per i miei testi è stato molto importante il lavoro del poeta italiano Pier Paolo Pasolini, perché riusciva a coniugare perfettamente temi sociali e personali. La gamma di libri che leggo è molto ampia e l’elenco dei miei autori preferiti comprende Jorge Luis Borges, Louis-Ferdinand Cèline, Fernando Pessoa, poeti e scrittori francesi della generazione beatnik.
Dirigi l’organizzazione culturale “L’abitudine di pensare”. Qual è lo scopo della sua attuazione?

L’obiettivo principale di questa organizzazione è aiutare qualsiasi forma di arte e cultura che cerchi di sopravvivere in questa società conformista e distruttiva dell’anima che sceglie solo ciò che i media e la moda promuovono invece dell’espressione di sé.

Sei anche un insegnante di scuola elementare. Trovi un legame tra insegnamento e creatività?

Naturalmente, le attività educative si caratterizzano anche per il fatto che sviluppano, sviluppano la creatività e l’espressione di sé, migliorano i talenti nascosti che ognuno possiede.

Hai realizzato un sito web in onore del poeta Gianni D’Elia. Quali aspetti della sua poesia ti affascinano di più?

Nonostante la nostra amicizia, è uno dei più importanti studiosi dell’opera di Pier Paolo Pasolini, avendo scritto diversi articoli scientifici sull’argomento. Inoltre, Gianni D’Elia traduce in italiano i testi dei grandi poeti francesi – Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Paul Verlaine. Scrive anche poesie e riesce a tradurre in forma poetica i temi sociali della vita italiana che sono stati di attualità negli ultimi quarant’anni.

Più nello specifico, Gianni D’Elia approfondisce il rapporto tra individuo e società, che da sempre ispira molto il mio lavoro.

Quando hai iniziato ad interessarti alla musica?

Devo essere rimasto bloccato lì fin dall’infanzia. Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo quindici anni. Poi c’erano quei tempi in cui la musica dei Beatles, dei Rolling Stones, di Bob Dylan, dei Doors era davvero importante per le giovani generazioni. Sono cresciuto con questa musica.

Ho sempre guardato la musica, e in particolare la poesia cantata, con gli occhi di un critico, di un distributore e di uno studente, l’ho studiata e conosciuta attraverso la radio, la stampa e spettacoli vari. Quindi scrivere canzoni è entrato naturalmente nella mia vita: è stato determinato dall’ambiente in cui sono cresciuto.

Come hai imparato a suonare la chitarra hawaiana?

Ho sempre ammirato il suono gioioso prodotto da questo strumento. Mi è piaciuto anche il fatto che questa chitarra possa essere utilizzata in molti stili musicali diversi, poiché si abbina bene con molti altri strumenti.

Quali canzoni hai scelto per il pubblico lituano?

Prometto di eseguire alcune canzoni di mia creazione e, se ci sarà tempo, intendo suonare alcune opere dei più famosi cantanti italiani che ammiro. È inquietante rendersi conto che i testi giocano un ruolo molto importante in tutte le mie canzoni. È spaventoso che la lingua italiana possa essere un ostacolo perché il pubblico non mi capisce.

Cosa ti aspetti dal pubblico lituano? Pensi che ci sia una grande differenza tra il rapporto degli ascoltatori dell’Europa del Sud e dell’Est con l’artista?

Credo che la musica unisca e trascenda tutte le barriere culturali. So che il pubblico lituano è un esperto conoscitore di musica e che la musica gioca un ruolo molto importante in questo paese. Spero che questo pubblico mi accetterà.

Calvino Bianchi

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