L’Italia è stato il primo Paese in cui il coronavirus, che sembrava essere da qualche parte lontano, nella vastità della Cina, ha attraversato in forza: inaspettatamente, senza pietà, drammaticamente. Gli italiani ricordano ancora l’inizio di marzo, quando il primo ministro del Paese, Giuseppe Conte, si è rivolto alla nazione contemporaneamente su tutti i principali canali televisivi, annunciando la chiusura delle città e poi quella regionale della Lombardia, conosciuta come la locomotiva a vapore economica del Paese, e presto della frase che suonava per la prima volta nella storia del paese: quarantena nazionale.
Si chiudono le porte di scuole, teatri e musei, si mettono serrature agli ingressi di bar, ristoranti e pizzerie, si abbassano le saracinesche di ferro sulle vetrine dei negozi. Milano, Roma, Venezia, Firenze, Napoli, brulicanti ogni giorno di milioni di residenti e turisti, l’intero Paese si è trasformato in un fantasma circondato da un silenzio surreale, infestato dalla paura e dall’ignoranza.
Sirene delle ambulanze, conferenze stampa quotidiane sullo spettacolare aumento della morbilità e soprattutto sulla curva dei decessi, ospedali sovraffollati, crematori che non hanno più tempo per bruciare le salme e immagini che nessun italiano dimenticherà mai: file di bare allineate nella chiesa di il cimitero di Bergamo e una lunga coda di camion militari immersi nel buio della notte, che trasportano le spoglie dei defunti ai crematori che hanno ancora spazio in altre località del Paese.
Cependant, l’Italie, berceau des chefs-d’œuvre de la culture, de l’art, du design, de la mode et de la gastronomie, bouleversée par la pandémie, promet de se relever comme il sied aux chefs-d’ opera. Nessuna paura, nessun panico, nessuna intimidazione. Con elettrizzante speranza, ottimismo ed eleganza. Con un fiore.
“Come ogni anno, aspetteremo l’arrivo della primavera. Da dietro una finestra chiusa da troppo tempo, da una stanza troppo stretta, da un cortile silenzioso. Come ogni anno, la primula sarà il primo fiore per emergere Ma questa volta, la sua rinascita è anche la nostra rinascita. Brilla per ricordarci che è tempo di lasciarci alle spalle l’incertezza e risplendere con tutti i nostri colori al sole dove saremo di nuovo insieme, come le primule sopravvissute al tempo. gelo. L’Italia rinasce con un fiore”, questa la storia piena di ottimismo e speranza raccontata nel videoclip realizzato dal governo italiano per la campagna di vaccinazione anti-COVID19.
La parola chiave non è vaccino, ma la primula che in primavera sboccia in diversi colori, simbolo di forza, speranza e rinascita.
La primula non sarà solo la parola chiave e il simbolo della rinascita dell’Italia dopo la pandemia. La primula “fiorirà” anche in tutti i punti di vaccinazione previsti, in padiglioni di vetro moderni e luminosi che profumano di speranza. I padiglioni a forma di primule e decorati con questo fiore, creato dal famoso architetto italiano Stefano Boeri, che ha decorato Milano con grattacieli di foreste verticali di fama mondiale, non sorgeranno da qualche parte alla periferia delle città, ma sulle piazze delle centrali elettriche.
“Un dono meraviglioso e generoso da parte di un architetto al nostro Paese”, ha detto in conferenza stampa il commissario straordinario per il COVID19 Domenico Arcuri. Il funzionario ha detto che i padiglioni saranno facili e veloci da installare, le strutture spaziose e leggere simili a petali di fiori saranno realizzate con materiali naturali e biodegradabili e l’elettricità sarà generata da celle fotovoltaiche.
“Come i fiori, queste strutture cresceranno nelle città italiane, si nutriranno di energia solare e si spera diano un senso di pace e fede”, ha detto S. Boeri. L’architetto responsabile della Triennale di Milano ha rivelato che per il progetto realizzato in due settimane si è ispirato graficamente a diversi artisti e intellettuali italiani, e che l’idea della primula è nata dal cantautore e interprete italiano Sergio Endrigo nella popolare epoca degli anni ’80 canzone “Ci vuole un fiore”, che ripete che “ci vuole un fiore per fare tutto questo”.
«All’inizio ho pensato al sole», ha raccontato l’architetto, che ha rivelato di aver realizzato il progetto senza compenso perché voleva contribuire alla lotta contro la pandemia, che è costata la vita a tante persone a lui care. – C’erano anche pensieri su un abbraccio, una maschera protettiva con una croce. Ma poi ci siamo resi conto che avevamo bisogno di un simbolo calmante che significasse la fine del lungo inverno e allo stesso tempo non significasse che tutto fosse finito. Il messaggio che vogliamo trasmettere è questo: vacciniamoci, perché così guariremo, è un gesto di responsabilità civile verso noi stessi e verso gli altri. Ho pensato così al fiore, che è il primo a sbocciare dopo l’inverno, è un simbolo forte nella sua semplicità, comprensibile e accessibile a tutti, dai quattro anni agli anziani.”
Come i fiori, queste strutture cresceranno nelle città italiane, si nutriranno di energia solare e, si spera, daranno una sensazione di pace e fede, – ha detto S. Boeri.
Il commissario D. Arcuri, che ha presentato la campagna e i padiglioni vaccinali in conferenza stampa, ha affermato che non dimenticheremo mai le ferite della pandemia, ma nemmeno dimenticheremo il simbolo che ci ha fatto uscire dall’oscurità:
“La luce alla fine del tunnel sta diventando sempre più luminosa. Il governo, i leader regionali e comunali stanno lavorando instancabilmente per garantire che la campagna di vaccinazione di massa si svolga nel modo migliore possibile, una campagna che la nostra generazione ricorderà per il resto della loro vita. Credo che abbiamo dimostrato un incredibile senso di unità di fronte a una tragedia così imprevedibile. Spero che troveremo questa comunanza attorno a questo semplice ma potente simbolo di rinascita i volti tristi e le persone sofferenti, che non dobbiamo mai dimenticare, ma ricorderemo anche il fiore, la primula, che ci ha aiutato a uscire dall’oscurità.
In Italia la vaccinazione contro il Covid19 inizierà il 15 gennaio del prossimo anno. Verranno vaccinati per primi il personale medico e i pazienti delle case di cura, per un totale di circa 1,8 milioni. persone. Successivamente verranno vaccinati a turno gli ultraottantenni, i residenti nel Paese tra i 60 e i 70 anni e il personale scolastico. È previsto che tutti coloro che desiderano vaccinarsi potranno vaccinarsi a partire dal 15 settembre.
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