Un embargo petrolifero russo per punire Mosca per la sua invasione dell’Ucraina rappresenta una seria minaccia per una delle più grandi raffinerie italiane, situata in Sicilia, e darebbe un colpo economico all’economia in difficoltà della regione.
Martedì sera l’Italia ha concordato con i suoi partner dell’UE di tagliare drasticamente le importazioni di petrolio russo fino al 2023, una mossa che il primo ministro Mario Draghi ha definito un “successo totale” che “sarebbe stato sorprendente qualche tempo fa. Pochi giorni”.
Ma ora Roma dovrà decidere con urgenza il destino di una raffineria di petrolio in Sicilia della russa Lukoil. A causa delle sanzioni precedentemente imposte alla Russia, ISAB Srl è diventata dipendente al 100% dalla materia prima russa. Ciò è accaduto perché le banche si sono rifiutate di correre il rischio e concedere un prestito a una società controllata da capitale russo che le avrebbe permesso di acquistare petrolio fuori dalla Russia. Quindi ora le petroliere russe stanno navigando una dopo l’altra verso la raffineria di petrolio nel porto.
Il mese scorso, ogni giorno sono entrate in Italia in media 400.000 persone. barili di petrolio russo, quattro volte di più rispetto a prima della guerra in Ucraina. Più della metà sono stati ricevuti da questa fabbrica in Sicilia.
Il complesso industriale della provincia di Siracusa impiega 3,5 mila persone. persone – in tre divisioni: raffinazione del petrolio, gassificazione e cogenerazione elettrica. Il suo peso comparativo nell’economia della regione è enorme, l’impianto lavora un quinto del greggio importato dall’Italia e rischia la chiusura se non si troverà una soluzione prima dell’entrata in vigore dell’embargo.
Il futuro della raffineria era già a lungo termine in pericolo a causa della transizione dell’Italia verso fonti energetiche più sostenibili e l’imminente embargo aggiunge urgenza all’azione immediata.
“Oggi l’atmosfera è ancora peggiore di ieri. Nel polo industriale (…) ci sono tante persone che lavorano per mantenere le proprie famiglie”, ha detto Fiorenzo Amato, capo del sindacato Filctem.Cgil di Siracusa.
Secondo Matteo Villa, esperto di energia del centro analisi ISPI di Milano, una delle soluzioni sarebbe il trasferimento temporaneo di questa azienda allo Stato – la nazionalizzazione è autorizzata dalla costituzione italiana in caso di situazioni energetiche estreme, ma non c’è stato accordo raggiunto solo durante le discussioni di una settimana.
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