All’inizio di questo mese, il governo ha deciso che la raffineria, una delle più grandi d’Europa, sarebbe stata posta sotto temporanea sorveglianza statale per impedirne la chiusura e garantire l’approvvigionamento energetico.
L’impianto rischiava di cessare la produzione a causa dell’embargo dell’Unione Europea (UE) sull’importazione di petrolio russo via mare, entrato in vigore il 5 dicembre.
I negoziati “con varie aziende nazionali e internazionali” hanno dimostrato il “valore dell’impianto”, ha affermato il ministero alla fine della scorsa settimana.
Secondo lei, la raffineria di petrolio ISAB è soggetta alle cosiddette regole del potere d’oro, che consentono al governo di stabilire condizioni e requisiti per l’acquisto di beni e servizi considerati strategicamente importanti per il Paese.
Chi acquisterà ISAB dovrà non solo aumentare la produzione, ma anche impegnarsi a “garantire i livelli occupazionali e il pieno rispetto delle normative ambientali”, ha osservato il ministero.
Secondo il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, la possibilità di acquisire ISAB, il cui valore, secondo stime approssimative, è di 1-1,5 miliardi. euro, interessa il fondo di investimento americano “Crossbridge Energy Partners”.
Il quotidiano italiano Repubblica ha riferito venerdì che anche un consorzio guidato dal capo del Qatar Diar e fondatore della holding GSSG Ghanim Bin Saad al Saad è interessato all’impianto, collaborando con investitori italiani.
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