La polizia antimafia italiana ha catturato lunedì il boss della mafia siciliana Matteo Messina Denaro, ponendo fine a una caccia all’uomo durata 30 anni per il latitante più ricercato d’Italia.
Messina Denaro, 60 anni, che una volta si vantava di aver ucciso abbastanza persone da “riempire un cimitero”, era una figura chiave nel vero sindacato criminale siciliano Cosa Nostra, ritratto ne Il Padrino.
Il gangster è stato arrestato “in una struttura sanitaria di Palermo dove era in cura”, secondo quanto dichiarato dal capo delle operazioni speciali Angelosanto de Pasquale, diffuso dai carabinieri. È rimasto in clinica per un anno, è stato curato per un tumore al colon sotto falso nome e non ha opposto resistenza all’arresto, riferisce l’agenzia di stampa Ansa.
L’esperta di criminologia Anna Sergi dell’Università dell’Essex ha affermato che Messina Denaro è stato “l’ultimo gangster siciliano ‘puro’ persistente”. I segreti che conosce, dice, alimentano le teorie del complotto sulla collusione tra mafia e stato negli anni 90. Era anche la persona che incarnava il grande potere storico di Cosa Nostra. “I miti sul suo insabbiamento sono uno dei motivi per cui persiste il mito della mafia”, ha detto.
Il primo ministro Giorgia Meloni ha affermato che Messina Denaro è stato il boss mafioso più importante e la sua cattura nella sua nativa Sicilia è stata una “grande vittoria” per lo Stato nella sua lotta alla criminalità organizzata.
Una foto diffusa dalla polizia mostra Messina Denaro sul sedile posteriore di un’auto con indosso un cappello chiaro, occhiali da sole e un giubbotto di pelle marrone foderato di montone. Prima di allora, l’unica foto conosciuta di lui è stata scattata, presumibilmente nei primi anni 1990. È nascosto dal 1993.
Si ritiene che Messina Denaro abbia contribuito agli attentati del 1993 a Roma, Milano e Firenze, che hanno ucciso 10 persone, avvenuti pochi mesi dopo che simili attacchi di Cosa Nostra hanno ucciso i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
L’arresto di un “pericolosissimo latitante” è un “giorno straordinario per lo Stato”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Nel 2015 la polizia ha scoperto che la sig.ra Messina Denaro comunicava con i suoi più stretti collaboratori attraverso una catena di pizzerie, minuscoli biglietti piegati sono stati lasciati sotto una roccia in una fattoria siciliana. Per decenni gli investigatori hanno fatto irruzione nelle case e negli esercizi commerciali di noti alleati del boss sull’isola. Hanno cercato nascondigli in caverne, caverne o addirittura bunker sotto edifici, dove avrebbe potuto nascondersi il criminale chiamato “Diabolik”.
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