5 novembre In Kenya, nell’arcidiocesi di Meru, nel nord del Paese, l’art. Maria Carole, missionaria del nord Italia all’inizio del XX secolo, che ha trascorso 20 anni in Kenya. Non è mai tornata in patria, morendo sulla via del ritorno e sepolta in mare.
S. Marija Karole (Fiorina Cecchin) nasce nel 1877 nei pressi della città di Parma. nel 1895 tentò di entrare in una congregazione monastica, ma, ironia della sorte, piuttosto sotto la direzione della Provvidenza, durante il colloquio con l’anziano iniziò a tossire tanto da non essere accolto per precarie condizioni di salute, anche se in realtà non è stufo di qualsiasi cosa. Su consiglio di un sacerdote, nel 1896 finì a S. Nella Congregazione delle Suore istituita da Giuseppe Cottolengo e vi rimase fino alla morte.
Per quasi dieci anni ha praticato i mestieri più semplici. Varie circostanze portarono alla proposta alla Congregazione di inviare suore missionarie nell’attuale Kenya: quattro suore decisero di fare un lungo viaggio e suor Maria Karole era tra loro. “Sento un crescente desiderio di essere missionaria e se vorrai usarmi a beneficio dei poveri dell’Africa, sarò felice. Sto offrendo loro la mia vita in questo momento”, ha scritto al sacerdote suor Marija Karolė responsabile delle missioni, nel 1905 lei e le altre monache salparono per un lungo viaggio.
C’era molto lavoro nelle missioni e le condizioni di vita erano molto modeste. Le foto sopravvissute mostrano una piccola casa di legno fatiscente e l’attrezzatura da cucina consisteva in una casseruola. Il missionario ha intrapreso il paziente duplice lavoro di stare tra i tribali locali e di creare una stazione missionaria.
Il missionario imparò rapidamente bene la lingua locale, che fu apprezzata dai tribali locali. Per vent’anni ha lavorato in diverse stazioni missionarie. Le condizioni di vita non furono mai facili, ma gli anni della prima guerra mondiale furono particolarmente difficili, quando molti uomini del luogo furono arruolati nell’esercito. Molti di loro non sono più tornati, altri sono tornati feriti, le donne ei bambini rimasti nei villaggi sono caduti in una situazione disperata: povertà, malattia, morte. A quel tempo, l’art. Marija Karolė ha lavorato sia nell’ospedale da campo che tra le donne non sposate, aiutando il più possibile. Non si lamentava, ma diceva spesso che se non fosse stata santa, la vocazione sarebbe stata vana e che una “buona morte” avrebbe riscattato tutto: tutto per carità.
Dal 1919 le suore di S. Giuseppe Cottolleng, molte delle quali in cattive condizioni di salute, iniziarono a tornare lentamente in Italia, il loro posto venne preso da un’altra congregazione. Benché ella stessa non godesse di buona salute, l’art. Maria Karolì ha detto che voleva partire per ultima. nel 1925 in ottobre si imbarca su una nave in partenza per l’Europa con un’altra sorella, ma durante il viaggio le sue condizioni di salute peggiorano drasticamente, il suo corpo esausto non è più in grado di combattere e nel 1925 il 13 novembre di primo mattino, dopo aver baciato il Crocifisso, si distende dal suo compagno di viaggio, si addormentò in cielo. Venne varata lo stesso giorno: la nave in quel momento stava attraversando il Mar Rosso. Tuttavia, come mostra la beatificazione della suora, la Provvidenza ha voluto che questa storia d’amore semplice, quotidiana, ma forte, perché Dio non finisse così, che continuasse a seminare il bene nel terreno dei cuori delle persone. . Papa Francesco ha nominato il cardinale Antoine Kabanda, arcivescovo della capitale del Ruanda, a presiedere la beatificazione. (RK/Notizie vaticane)
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