L’Italia è inoltre pronta a introdurre una “tassa digitale” per i giganti di Internet

L’imposta verrebbe applicata alle aziende il cui fatturato annuo a livello mondiale supera i 750 milioni. EUR, e i ricavi derivanti dai servizi forniti in Italia ammontano ad almeno 5,5 milioni di EUR. euro, hanno riferito i media italiani.

L’anno scorso, il Ministero delle Finanze italiano ha stimato che questa tassa aggiungerebbe circa 600 milioni di euro alle casse pubbliche a partire dal 2020. euro.

La tassa italiana sarebbe simile a quella imposta dalla Francia, che ha causato tensioni tra Parigi e Washington.

La tassa ha spinto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a minacciare di ritorsioni e imporre dazi all’importazione sui vini francesi.

I media italiani hanno riferito martedì che un funzionario dell’amministrazione Trump aveva minacciato di imporre tasse simili all’Italia, che, come la Francia, è uno dei maggiori produttori di vino al mondo.

Ma l’Italia, come la Francia, promette di rimuovere la sua tassa digitale quando verrà introdotta una nuova tassa internazionale, attualmente in discussione nei negoziati guidati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Secondo la legge dell’Unione Europea (UE), i giganti statunitensi di Internet possono dichiarare i propri profitti in tutto il blocco, in un’unica giurisdizione. La maggior parte di loro sceglie solitamente paesi con tasse più basse, come l’Irlanda o i Paesi Bassi.

La Gran Bretagna ha anche annunciato l’intenzione di introdurre una tassa sui giganti della tecnologia.

Rosaria Tocci

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