Le autorità italiane hanno confiscato i droni d’attacco cinesi intercettati in uno dei porti in rotta verso la Libia.
Lo ha riferito “I tempi“.
Il 18 giugno, funzionari governativi italiani hanno sequestrato tre container di armi provenienti dalla Cina destinate a Bengasi, in Libia, nel porto di Gioia Tauro, nel sud dell’Italia.
La nave cargo containerizzata “MSC Arina” trasportava parti del sistema di attacco e ricognizione senza pilota “Wing Loong” di fabbricazione cinese.
Nei documenti falsi risultavano in particolare due stazioni di controllo dei droni come parte di turbine eoliche. Ciò è stato fatto per aggirare l’embargo delle Nazioni Unite sulla fornitura di armi alla Libia.
Su richiesta degli Stati Uniti, il leader della milizia libica, il generale Khalifa Haftar, è riuscito a intercettare questo carico di armi.
La spedizione è stata tracciata dopo il Canada in aprile accusato dopo che due libici hanno organizzato l’acquisto di droni cinesi in cambio di petrolio libico.
I detenuti, Fathi Ben Ahmed Mhowek e Mahmoud Mohamed Elsuway Sayeh, sono ex dipendenti dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale, un’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Montreal.
“Il piano era vendere milioni di barili di petrolio greggio alla Cina senza che nessuno lo sapesse”, ha detto un funzionario canadese al momento dell’arresto.
Il Times, citando le sue fonti, rileva che gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per i crescenti legami di Haftar con la Russia, mentre Mosca continua a spedire armi e truppe attraverso il porto libico di Tobruk per sostenere le sue basi militari in Africa.
La Federazione Russa recluta attivamente anche mercenari libici per la guerra contro l’Ucraina.
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