Muore in carcere il boss della mafia italiana Totò Rina

È stato condannato a 26 ergastoli in un carcere di massima sicurezza per almeno 150 omicidi intenzionali.

Il leader del gruppo più temuto, Cosa Nostra, trascorse quasi un quarto di secolo nascondendosi dalla polizia fino al 1993, quando fu arrestato e condannato al carcere. Tuttavia, la maggior parte degli omicidi da lui ordinati furono eseguiti dopo la sua prigionia.

Morì di cancro ai reni, ma soffriva anche del morbo di Parkinson e di problemi cardiaci.

Recentemente, Rina è stata in coma indotto artificialmente e la sua famiglia ha avuto l’opportunità unica di farle visita in un carcere di Parma, in Italia.

Rina è nata in una famiglia povera nel 1930, nella cittadina di Corleone, nell’isola di Sicilia, famosa per la trilogia “Il Padrino” creata da Francis Ford Coppola. Suo padre fu assassinato quando aveva solo 13 anni, e all’età di 19 anni uccise qualcuno per la prima volta per essere accettato nelle fila della mafia locale.

Nel 1970 divenne il leader del gruppo Cosa Nostra e i suoi modi feroci gli valsero il soprannome di “La Bestia”. Ha trascorso 24 anni nascondendosi dalla polizia, anche se non ha mai lasciato la Sicilia. Nel 1992, due giudici: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che combatterono contro la mafia e avanzarono significativamente nei ranghi della mafia, furono uccisi nella lotta di Rino contro lo Stato. Ma alla fine venne catturato l’anno successivo.

Anche mentre era in custodia, ordinò l’omicidio di un ragazzo di 13 anni per impedire a suo padre di rivelare i dettagli delle sue attività mafiose. Il ragazzo è stato strangolato e il suo corpo è stato sciolto nell’acido.

nel 1993 i suoi complici, esprimendo la loro insoddisfazione per la sua detenzione, compirono diversi attentati a Roma, Milano e Firenze, durante i quali furono uccise 10 persone.

Rina è stata incarcerata in condizioni rigorose che proibiscono completamente qualsiasi forma di contatto con persone associate ad attività criminali, inclusa la severa limitazione delle visite dei familiari.

Le richieste di arresti domiciliari per i suoi ultimi giorni hanno incontrato una forte opposizione. Parenti delle persone di cui Rina è stata accusata della morte uniti.

All’inizio di quest’anno è stata registrata una conversazione telefonica in cui Rina ha detto: “…non mi pento di nulla di quello che ho fatto. Non mi spezzeranno mai, anche se mi danno 3.000 anni di prigione”, riferisce l’AFP (Agence France -Press).

Anche il figlio maggiore del gangster, Giovanni, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di quattro persone.

Edda Padovesi

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