Francesco si è congratulato con i partecipanti al Giubileo di Pio VII

Un pastore la cui fede profonda, coraggio e forza interiore si sono rivelati in tempi difficili, nota Papa Francesco, congratulandosi con i partecipanti all’anno giubilare dedicato a uno dei suoi predecessori – Pio VII (1742-1823), che coincide con il 200° anniversario della sua nascita. la morte. Il messaggio di auguri è stato pubblicato in occasione di una delle iniziative giubilari, il simposio storico internazionale organizzato a Cesena il 13 ottobre.

Pio VII – Barnaba Chiaramonti – nacque da una famiglia nobile nella città di Cesena, nel nord Italia. A soli quattordici anni, nel 1756, scelse la via benedettina e, dopo i voti, prese il nome di Grigalius. Dopo gli stage formativi a Cesena e Padova, fu mandato a studiare presso il monastero di Sant’Anselmo: questo fu un riconoscimento di grandi doti intellettuali. Nel 1766 iniziò l’insegnamento a Parma, dopodiché ritornò a Roma e dintorni. Tra l’altro, le discipline della teologia greca, latina ed ebraica portarono a uno dei pochi hobby che un monaco dallo stile di vita severo e modesto si permetteva di coltivare: essere un bibliofilo, collezionare libri di valore. Nel 1782 Pio VI lo nominò vescovo di Tivoli, vicino a Roma, e nel 1785 fu nominato cardinale e vescovo di Imola, nel nord Italia. Nel conclave tenutosi a Venezia nel 1799 fu eletto papa e scelse il nome Pio VII.

Si può ricordare che a quel tempo l’Italia non era ancora unita, era composta da stati e principati separati, legati da complessi rapporti di competizione e cooperazione. Nello stesso periodo in Francia ebbe luogo una rivoluzione, movimenti rivoluzionari abbracciarono molti altri paesi, anche le monarchie si unirono alla lotta contro di loro e contro di loro, gli eserciti marciarono di paese in paese. La trasformazione – spesso trasformandosi in sconvolgimenti e crolli – coinvolse non solo la politica, ma anche il diritto, la morale, la teologia, gli atteggiamenti pubblici, i rapporti Chiesa-Stato, l’istruzione e l’economia. Come accennato, il conclave che elesse Pio VII si tenne a Venezia, perché Roma in quel periodo era insicura, occupata dai francesi e piena anche di passioni rivoluzionarie. La complessità dei tempi è ben simboleggiata dal fatto che Pio VII, come il suo predecessore Pio VI, fu ostaggio ed esiliato dai francesi. Pio VII, caduto nel disappunto di Napoleone per il suo rifiuto di accogliere le sue richieste, fu costretto a trascorrere diversi anni agli arresti domiciliari in Savoia finché poté tornare a Roma nel 1814. È anche qui che accolse benignamente i membri. della famiglia di Napoleone quando non avevano più un posto in Francia.

Nella lettera di auguri di Papa Francesco, indirizzata alla comunità della diocesi natale di Pio VII, Cesena, che ha iniziato nell’agosto di quest’anno il bicentenario della morte di Pio VII e lo concluderà nell’agosto del 2024, scrive:

«Leggendo la vita di questo venerato predecessore, personalità caratterizzata da profonda fede, mitezza, umanità e misericordia, distinta per competenza e prudenza nei confronti di coloro che cercavano di preservare la libertà della Chiesa, nascono sentimenti di gratitudine e di ammirazione per la l’eredità spirituale che lasciò e l’apertura evangelica con cui sopportò le dure prove durante i 23 anni del suo pontificato.Nei rivolgimenti politici e sociali che segnarono questo secolo, si abbandonò con fiducia alla volontà di Dio, accettò con obbedienza esemplare, sacrificando tutto al Signore per il bene della Chiesa.

Francesco ha inoltre sottolineato l’intelligenza e l’ampia visione di Pio VII acquisite durante la sua formazione benedettina, il suo impegno sincero per essere buon pastore verso tutti i fedeli durante le sue funzioni episcopali, e la sua disposizione alla mediazione, alla pace e al compromesso ove possibile in situazioni difficili e conflittuali. circostanze. . Sebbene Francesco non ne parli separatamente, si può aggiungere che fu Pio VII a ristabilire l’ordine dei Gesuiti dopo la sua abolizione nel 1773 per ragioni politiche, religiose e teologiche. Questo gesto dimostra anche una grande apertura, perché, come Pio VII ammise di fronte a un suo contemporaneo, egli stesso aveva contratto sentimenti antigesuitici durante gli anni della sua formazione in un ambiente molto ostile. E in seguito non esitò a restaurare l’ordine dei Gesuiti perché era necessario per il bene della Chiesa. (RK/Vatican News)

Adalberto Russo

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