Foto di Judita Grigelyts (V).
In Lituania, come in molti paesi europei, senza costi di viaggio stagionali, la spesa più diminuita è stata per intrattenimento, ristoranti, trasporti, cibo nei negozi e servizi, secondo i dati del programma finanziario britannico Revolut.
L’unico ambito in cui la spesa è rimasta invariata è l’accesso all’assistenza sanitaria. I lituani hanno speso il 13% in meno per ristoranti, divertimenti e trasporti, l’8% in meno per generi alimentari e servizi vari, il 6% in meno per acquisti vari, il 4% in meno per le bollette.
Nel corso dell’anno, se confrontiamo le spese con quelle dello scorso settembre, sono aumentate dell’11%. La crescita più forte si registra nella categoria alimentare: a settembre la spesa per i prodotti alimentari è aumentata del 19% e la spesa per i servizi sanitari del 13% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In alcune categorie di negozi, i lituani hanno speso di più a causa delle spese scolastiche all’inizio dell’autunno: l’11% in più è stato acquistato nelle librerie, il 3% in più nei negozi di elettronica e il 4% in più per i servizi di dentisti e ortodontisti rispetto a un mese fa.
All’inizio dell’autunno successivo aumentarono anche le spese necessarie: rette universitarie, abbonamenti a contenuti digitali, spese per la lettura del computer. Le altre spese legate al trucco scolastico (scarpe, vestiti) diminuiranno a settembre, anziché di poco, mentre cresceranno quelle relative all’abbigliamento e agli oggetti usati nei mercatini delle pulci.
A settembre l’andamento del risparmio ha prevalso anche in altre parti d’Europa: nella vicina Lettonia è stato speso il 3% in meno, in Estonia l’1% e in Polonia l’8% rispetto ad agosto. A settembre il consumo è diminuito del 6% in Ucraina, del 2% in Croazia, del 7% in Romania, del 2% in Slovenia e del 4% in Slovacchia. Nell’Europa occidentale e meridionale le persone si comporteranno allo stesso modo: in Spagna e Francia è consentito il 13% in meno, in Italia il 9%, nel Regno Unito l’8%, in Germania il 5%, in Irlanda il 4%, in Portogallo il 3% in meno. l’anno scorso.
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